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Ascoltare Radio Monte Carlo… con Linux

Mi piace ascoltare la radio, specialmente quando programmo. Siccome siedo davanti ad un PC e siamo nel 2008, pretendo di ascoltare la mia stazione preferita, Radio Monte Carlo, usando il mio sistema operativo, cioè Linux (Debian “Sid”, per la precisione).

Purtroppo navigando sul sito della radio faccio fatica ad interagire con il player integrato e poi, visto che uso il browser per provare il software che scrivo, trovo scomodo avere una finestra impegnata ad ascoltare musica.

Così, smanettando un po’, ho trovato la URL da cui proviene lo stream, ascoltabile con MPlayer con il semplice comando:

$ mplayer rtsp://151.1.245.2/broadcast/2

con buona pace della terribile pagina web sul sito.

Buon ascolto…

Vacanze!

Finalmente vado in vacanza, per una sola settimana, ma è meglio di niente.

Tornerò on line Lunedì 14 Luglio.

Ciao!

Ritardo Cronico

Sono sempre così preso dal lavoro che non ho mai il tempo di pubblicare su Flickr le (poche) foto che scatto. Con sei mesi di ritardo ho messo on line questa sera quelle di… capodanno!!! Da non crederci. Per la cronaca, si è trattata di una festicciola solo con gli amici più cari, ospitato a Varese da Valeria.

Ho quindi approfittato per fotografare qualche angolo di Varese.

Ad ogni modo per tutti gli interessati le potete trovare qui.

PyCon Due

PyCon2 Italia official logo

Si è appena conclusa la seconda convention italiana dedicata al linguaggio Python, il PyCon2, svoltosi a Firenze lo scorso fine settimana. Pur non essendo un vero pythonista sono comunque interessato a Python perché in questo momento gran parte della mia attività di consulenza richiede la conoscenza di questo linguaggio e, devo dire, perché molto attirato da alcuni key note, tra i quali spicca certamente quello di Alex Martelli su Google App Engine.

Un altro aspetto interessante è stato per me il constatare come molti talk fossero incentrati sulle tecnologie legate al web e siccome sto scrivendo Ex-nunc, un web framework in Objective Caml, ho voluto informarmi su quale fosse lo stato dell’arte di progetti simili scritti in Python.

L’organizzazione della manifestazione è stata a dir poco eccellente. Develer, l’azienda che ha promosso ed organizzato il PyCon2, non ha tralasciato nessun dettaglio, a partire dal sito della manifestazione, dettagliatissimo e ricco di informazioni, dalla scelta dell’albergo centralissimo e raggiungibile a piedi dalla stazione ferroviaria, fino al ricco buffet.

Anche l’organizzazione logistica dei talk è stata di livello eccezionale: ottima acustica e disponibilità di traduzione simultanea per gli ospiti di lingua Inglese.

Infine, magari meno importante, la cornice della città di Firenze è splendida e, seppure immagino sia possibile organizzare un PyCon3 a Sesto San Giovanni, spero davvero che scelgano ancora, l’anno prossimo, una città in cui ad ogni angolo si vedono panorami come questo.

Organizzazione perfetta, argomenti trattati interessanti ed ospiti internazionali hanno fatto del PyCon2 un appuntamento di assoluto rilievo, che non teme il confronto di nessuna manifestazione simile nel mondo. Per il panorama italiano si tratta poi di un fatto del tutto eccezionale anche dal punto di vista culturale, in un paese che di tecnologia parla sempre meno e di software libero non parla affatto.

Wordpress 2.5 e nuova grafica

Oggi ho deciso di fare l’upgrade del mio blog, essendo uscita la versione 2.5 di Wordpress. Già da un po’ di tempo mi ero riproposto di cambiare l’impostazione grafica, i colori e l’immagine di header del sito, così ho approfittato dell’occasione per aggiornare anche il design, anche perché quello vecchio non era più supportato ed è incompatibile con la nuova versione di Wordpress.

Ho fatto anche pulizia di tutti i vecchi plugin che avevo installato ma non usavo, o perché parzialmente incompatibili con gli ultimi rilasci di Wordpress, o perché semplicemente inutili :-)

Beh, vi piace la nuova grafica?

Il destino nel nome

Locandina di “The namesake”

Vivo a Vigevano, una città di quasi 60.000 abitanti in cui circolano più SUV che utilitarie, ed in cui non c’è una sala cinematografica degna di questo nome. Mi spiego meglio: a Vigevano non c’è un cinema, perché sono tutti chiusi. Su sessantamila abitanti sembra che a nessuno interessi il cinema, non solo quello impegnato, ma neppure le commedie di pessimo gusto che ci propinano a Natale, immancabili come un terremoto in Bangladesh, che colpisce con una furia cieca i più poveri.

In questa desolazione, che ha visto tutte le sale cinematografiche chiudere i battenti negli ultimi quindici anni, brilla l’impegno dell’associazione “La Barriera”, che a fatica propone ogni anno — in una vecchia sala cinematografica parrocchiale — un programma di spettacoli di tutto rispetto a prezzi estremamente convenienti. Certo, le poltrone non sono comode come quelle dei multisala cui siamo soliti, ma dove potrei vedere altrimenti un film come “Il destino nel nome”?

“Il destino nel nome” (originale: “The namesake“) è un film semplice, che racconta la storia di due giovani sposi Indiani emigrati negli anni ‘70 negli Stati Uniti. La vita riserverà loro molte avversità, non ultime quelle relative all’adattamento ad un clima ed una società, quella di New York, completamente diversa da quella nella quale erano vissuti fino ad allora.

È anche la storia dei lori figli, nati e cresciuti nella Grade Mela, che hanno ereditato una parte dei valori culturali dei genitori, ma sono più integrati nella realtà statunitense, e si sentono spaesati quando, per un lutto, la famiglia è costretta a tornare in India.

Ed è in particolare la storia del figlio primogenito, “Gogol”, un nome buffo datogli in onore dello scrittore russo Nikolai Gogol, di cui il padre è grande appassionato. Questo nome, portato da sempre con una certa insofferenza dal ragazzo, è la cifra del suo rapporto di giovane americano con la cultura da cui proviene ed in cui, si scoprirà alla fine, affonda le proprie radici, molto più profondamente di quanto egli stesso non creda.

Non voglio darvi altri particolari sulla trama, che è peraltro molto lineare: se siete curiosi potete trovare decine di recensioni in rete, in Italiano ed Inglese, non sarà certo io a rovinarvi la sorpresa.

Il film è davvero bello e merita di essere visto per due ordini di motivi. Tecnicamente è ben girato, la regista Mira Nair ha colto magistralmente con la macchina da presa le diverse emozioni dei protagonisti. La fotografia è splendida, e non solo negli esterni girati in India, ma anche e soprattutto nei ritratti, nei primi piani e nelle “istantanee” di vita metropolitana. Gli attori sono perfettamente calati nel proprio ruolo, specialmente Tabu (splendida!), che interpreta la protagonista Ashima Ganguli, Irfan Khan, suo marito, e Kal Penn che interpreta Gogol. Meno convincente, ma davvero bellissima, Zuleikha Robinson, che interpreta Moushumi Mazoomdar, moglie di Gogol.

Al di là degli aspetti tecnici quello che colpisce sono le emozioni che il film suscita. La famiglia attraversa momenti di gioia e di estrema amarezza, di malinconia, di rabbia, di passione e di intimità, nel corso di una storia che si dipana per quasi venticinque anni. Alla fine rimane la sensazione di aver assistito ad una storia che probabilmente è molto più comune di quanto non si possa credere.

La scena che più ricordo: quando i due sposi vengono presentati l’uno all’altra, i genitori di lui precisano che “fa il dottorato di ricerca a New York in fibre ottiche”, mentre quelli di lei sottolineano che loro figlia conosce la poesia inglese e le fanno recitare “I Wandered Lonely as a Cloud” di William Wordsworth, che lei declama in uno stentato Inglese che fa sorridere. Quello che mi ha colpito è stata la semplicità con cui due famiglie povere mostrano con orgoglio ciò che hanno di più prezioso: la cultura dei propri figli.

Altro che SUV…

La ballata del programmatore

Mortificazione del programmatore

Solo chi fa il programmatore riesce a capire che diavolo di lavoro sia. Io, dopo diversi anni, ancora mi stupisco della difficoltà assurda di certe situazioni, che mi rendono molto più simile ad un burocrate che ad un ingegnere.

Ad ogni modo Enrico Colombini (sulla rete Erix da sempre) ha scritto molti anni fa “La ballata del programmatore”, canzone che riassume mirabilmente la disgrazia di questa professione, con la giusta dose di ironia e divertimento. Potete leggere il testo sulla pagina di Erix, mentre la musica dovrebbe essere quella di “Il pescatore” di Fabrizio De André. Per molto tempo ho canticchiato la ballata nella mente, ma da poco Marco di Francesco ha scritto un arrangiamento davvero ben fatto e Domenico Agostino ha prestato la voce, ed il risultato è brillante.

Potete ascoltare la ballata dal browser qui, oppure scaricare l’MP3 direttamente da questo blog (occhio che sono circa 5 Mb).

La pagina di MySpace di Marco di Francesco è questa: https://www.myspace.com/difra.

Concludo ringraziando i due musicisti, che non conosco, ma soprattutto Erix, che conosco da diversi anni e cui devo sempre una cena per l’aiuto che mi ha dato in almeno due occasioni critiche della mia vita.

Per inciso, nella foto ci sono io, in un (non raro) momento di sconforto davanti ad un monitor ed una tastiera. La foto è di Gigi, allora mio collega.

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